BARTOLOMEO PARADISO
Il Paesaggio Pugliese del primo Novecento
Dopo la mostra inaugurale di Francesco Netti, il grande artista e critico d’arte dell’Ottocento, nella programmazione espositiva della Pinacoteca comunale di Santeramo, non potevamo non puntare la nostra attenzione sull’altro grande artista a cui Santeramo ha dato i natali: Bartolomeo Paradiso.
Bartolomeo Paradiso
Bartolomeo Paradiso nacque a Santeramo il 18 agosto del 1878 in una famiglia poverissima, con un’infanzia segnata dalla prematura morte del padre.
Dimostrò ben presto un innato talento pittorico e con il sostegno di Luigi Netti, fratello del grande pittore Francesco, fu avviato agli studi artistici e poté prendere lezioni nello studio del pittore barese Michele Galiani.
La formazione del giovane artista, tuttavia, più dell’insegnamento del Galiani, risentì dell’enorme influenza delle opere di Francesco Netti, che avevano lasciato un ricordo indelebile nell’immaginario di Bartolomeo, in particolare quelle dell’ultimo Netti, del ritorno a Santeramo, del ciclo dei
Mietitori e della scoperta del paesaggio pugliese.
Intanto, desideroso di rinnovare il suo stile e arricchire la sua formazione, Paradiso guardò anche ad alcuni artisti quali Gioacchino
Toma, Teofilo Patini, Giovanni Segantini, Jean Francois Millet, Antonio Fontanesi e, trasferitosi a Roma, si diplomò all’Istituto di Belle Arti con il massimo dei voti.
Il mondo contadino fu da subito oggetto di attenzione da parte dell’artista come nell’opera “Le spigolatrici” realizzata nel 1909 quando risiedeva a Vienna, quindi non eseguito dal vero, e che riprende per tematica e composizione le “Spigolatrici” di Millet del 1857, opera che ebbe notorietà straordinaria, certamente conosciuta da Paradiso. Il dipinto pone l’attenzione esclusivamente sulle tre contadine, non c’è tutto il racconto che si può leggere sullo sfondo del quadro del maestro francese. Esso vuole documentare esclusivamente l’umile lavoro delle tre donne alla fine di una lunga giornata trascorsa sotto il sole cocente, in linea con le tematiche sociali della ricerca del pittore.
L’accentuazione luministica dovuta al sole accecante delle Murge, quindi, se connota tale ambientazione, definisce un elemento chiave della poetica di Paradiso che si potrà osservare anche in opere successive come Le Biche. La critica d’arte Clara Gelao ipotizza che proprio l’uso di colori vivaci carichi di luce indurrebbe a pensare che Paradiso, in uno dei suoi numerosi viaggi giovanili, abbia potuto vedere qualche opera di Van Gogh e che ne abbia tratto spunto per aggiornare il suo stile.
Strettamente connesso al mondo contadino è l’interesse di
Bartolomeo Paradiso per le tematiche sociali, per le precarie condizioni di vita dei contadini, per il duro lavoro nei campi. Questo, oggi, gli dà una connotazione originale nel panorama artistico regionale e lo differenzia dalla maggior parte dei pittori della sua generazione che si dedicarono soprattutto alla pittura di genere e alla scoperta del paesaggio.
Tema, quello del paesaggio, comunque ampiamente praticato dal Paradiso, tanto da inserirsi autorevolmente tra i maestri di questo genere come Francesco Romano, oggi all’attenzione della critica d’arte che lo indica come il più poetico e talentuoso tra i paesaggisti e oggetto quindi di grande rivalutazione, Enrico Castellaneta, Damaso Bianchi.
Per tutti gli anni Venti spesso si ritrovarono ad esporre insieme nelle varie mostre della regione. Tuttavia, mentre Romano, Castellaneta e Bianchi sono indicati come i continuatori di una scuola di paesaggismo regionale inaugurata da De Nittis e dal nostro Netti, a Bartolomeo
Paradiso, oggi, la critica d’arte sembra attribuire un ruolo secondario, nonostante ci siano diverse sue mostre per tutti gli anni venti e trenta, che dimostrano il contrario.
Durante il periodo fascista il nostro artista, personaggio scomodo e inviso al regime, non poté esprimersi compiutamente, per cui gli fu impedito di partecipare alle mostre sindacali che il partito fascista organizzò ininterrottamente dal 1930 al 1943 per poter dare l’immagine di un regime orientato a promuovere un generale risveglio e un effettivo rinnovamento dell’ambito artistico e che diedero un ulteriore impulso soprattutto alla pittura di paesaggio.
Il suo avvilimento per le condizioni di vita dei contadini si tramutò ben presto in passione politica e militanza attiva. A Santeramo, Bartolomeo Paradiso fu in prima fila con un gruppo combattivo di socialisti che dopo la prima guerra mondiale e fino all’avvento del fascismo governarono il paese ponendo al centro l’annoso problema della miseria delle masse contadine ed a questo periodo risalgono anche l’inizio della lunga amicizia con l’intellettuale altamurano Tommaso Fiore e la conversione alla chiesa cristiana protestante.
Con l’avvento del fascismo però le cose cambiarono.
Proprio durante la dittatura fascista “la sua vicenda artistica e umana subì un crollo irreparabile quando nel 1937 a Santeramo egli fu aggredito da un gruppo di squadristi e i suoi quadri vennero incendiati o rubati” (Christine Farese Sperken).
Da quel momento in poi Bartolomeo Paradiso fu completamente dimenticato, fino al termine della sua lunga esistenza avvenuta nel 1971.
Bisogna risalire alla retrospettiva del 1998 curata dalla prof.ssa
Christine Farese Sperken e Ubaldo Fraccalvieri (Bartolomeo Paradiso. Pittore antifascista, Santeramo in Colle, 1998) per trovare un primo serio impegno alla diffusione della conoscenza di questo artista.
Nel 2010, durante la mostra inaugurale della Pinacoteca comunale “Francesco Netti” di Santeramo furono inserite alcune sue opere ed una in particolare, Festa Patronale, fu oggetto di un’installazione dell’artista contemporaneo Francesco Arena, allora giovane emergente, oggi affermato a livello internazionale.
Attualmente sono poche le opere di Bartolomeo Paradiso che possono essere ammirate pubblicamente poiché la maggior parte di esse si trovano in collezioni private.
L’unico museo che possiede sue opere è la Pinacoteca Metropolitana di Bari. La stessa pinacoteca, in varie occasioni, lo ha incluso in importanti mostre e a una, in particolare, riservandogli l’onore della copertina del catalogo, la mostra “Immagini del territorio” tenutasi a Bari da dicembre
2015 ad aprile 2016.
Oggi Bartolomeo Paradiso, cantore delle nostre Murge e testimone della difficile condizione dei contadini, merita una considerazione maggiore nel mondo dell’arte ma anche nella città che gli ha dato i natali.
Può succedere, infatti, che senza una costante attenzione, stimolata da mostre, convegni, studi, anche un artista del suo valore possa passare in secondo piano nell’interesse della critica d’arte e del mercato.
Dopo più di vent’anni si avverte quindi la necessità di una grande mostra riservata al nostro artista inquadrata nel contesto della vivace scena artistica pugliese della prima metà del ‘900.
La mostra nasce dunque con l’intento di riportare l’attenzione sull’artista santermano, rivalutandone l’impegno nel campo dell’arte, sempre strettamente collegato all’impegno nei confronti della tematica sociale, ed evidenziando il suo legame con gli altri artisti ed intellettuali pugliesi dell’epoca quali Damaso Bianchi, Enrico Castellaneta, Francesco Romano e Tommaso Fiore.
La mostra è organizzata dal Comune di Santeramo in Colle e dell’APS “Francesco Netti” in collaborazione con esperti di storia dell’arte, con la
Pinacoteca Metropolitana di Bari e collezionisti privati.